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Robin Round Story

VIII - IL CANTO DEL TEMPO di Norvegia

- Pensi che sia sensato, quello che stiamo per fare? - chiese piano Blake. Enrico non gli rispose; si limitò a guardarlo con un'espressione eloquente. La situazione era difficilissima; si trovavano davanti alla Centrale del Teletrasporto dell'unità abitativo-industriale Florentia VII e con ogni probabilità erano in procinto di fronteggiare, da soli, l'ultimo sopravvissuto della terribile Gestalt Squad. Enrico non era riuscito ad ottenere aiuto da nessuno; l'idea che una AI avesse potuto sopravvivere ai Quattro Giorni era sembrata a tutti niente più che una leggenda metropolitana; qualche collega aveva anche battuto bonariamente la mano sulla spalla di Enrico, consigliandogli di prendersi una bella vacanza. Ma lui, forse più per folle curiosità che per eroismo, aveva deciso di agire da solo; o meglio, solo con il suo aiutante.

Eppure, nonostante queste incertezze, per Blake non fu difficile lasciarsi portare dalla melodia che ancora una volta gli stava affiorando alla mente, come spesso era accaduto negli ultimi giorni. Che essa rimanesse segreta per la mente telepatica di Enrico, gli sembrava strano; ma neanche così tanto, poi, in fondo. Era una cosa sua, molto sua.

Gli sembrava un canto proveniente da una distanza infinita, con parole che lui non comprendeva.

Ma non era una sensazione fastidiosa, anzi. Aveva l'impressione come di tornare a casa, in una casa che non aveva mai conosciuto, di cui quel canto era la porta e la chiave.

Ora, mentre lui ed Enrico aspettavano Betty, lo sentì improvvisamente con più chiarezza; ora, per la prima volta, riusciva a discernere qualche parola, qua e là. "There is... smile... love..."

Due giorni prima, Blake aveva inseguito l'hovertaxi su cui Betty era schizzata via a velocità folle. Già pensava di averlo perso di vista, quando inaspettatamente lo ritrovò, parcheggiato di fronte alla Centrale del Teletrasporto. Il tassista rasta, mollemente appoggiato alla fiancata del suo veicolo, attendeva il prossimo cliente immerso in una nuvola di morbido fumo profumato.

La strana melodia si stava ripresentando. E in quel preciso momento Betty uscì dall'ampio portone della Centrale.

Fu l'ultima cosa che Blake vide, per quel giorno. Precipitò infatti istantaneamente nel sonno senza sogni della narcosi elettronica. L'antifurto del Bedford, evidentemente, era entrato in funzione quando lui aveva spento il motore.

Si risvegliò dodici ore dopo, nella camera di sicurezza della locale stazione di polizia. Nella sua testa non c'era più nessun canto segreto, ma solo un'emicrania persistente. Enrico era al suo fianco. Non gli era stato difficile dimostrare che il furto commesso dal suo aiutante era dovuto a ragioni di "servizio", per così dire, ed ottenere pertanto la sua liberazione immediata.

Per fortuna la narcosi elettronica non aveva cancellato gli ultimi ricordi di Blake; scoprirono così che Betty aveva prenotato un teletrasporto per il giorno successivo, con destinazione Florentia VII.

Betty non avrebbe avuto certo bisogno di recarsi personalmente alla Centrale, per effettuare la prenotazione; poteva farla tranquillamente da casa sua, con il Teletel. Perchè affannarsi, allora, andando di persona, rischiando la vita con quel fumato d'un tassista?

Ma Blake ricordò l'attenzione e la nostalgia con cui Betty pensava al passato, un passato lontano che pure non aveva mai vissuto, e ne conservava i ricordi; e tutto gli fu subito chiaro. Anche questo programmare un viaggio, per quanto piccolo, era in qualche modo un omaggio al passato; recarsi alla Centrale, dialogare con un uomo anzichè con un video, comunicare dove e quando con la sua voce, e non con le dita su una tastiera... un repertorio di piccole azioni d'altri tempi. Blake si sentì sicuro che Betty, se ne avesse avuto la possibilità, si sarebbe recata a Florentia VII con un Treno, impiegando almeno una decina d'ore, anzichè i pochi minuti necessari al teletrasporto. Un Treno: uno di quei primitivi marchingegni di ferro e rumore, di cui pochissimi collezionisti in tutto il mondo si scambiavano antichi modellini a prezzi da paura. Gli ultimi Treni avevano smesso di circolare un'ottantina di anni prima, e già allora non erano utilizzati che da coppie di anziani coniugi, che li sceglievano per festeggiare le loro nozze d'oro, di platino o di diamante, e ricordare i tempi lontani della loro giovinezza, quando per viaggiare tra le città che allora si chiamavano ancora Parigi e Londra occorrevano ben due ore...

Il canto silenzioso nella mente di Blake si fece ancora più forte. Ora comprendeva altre parole: "Deceit... hate... disdain..." Ognuna brillava di una luce propria, colorata, e lui se ne sentiva come riscaldato, pur essendo diverso il calore e il colore per ciascuna di esse. Giocavano tra loro, muovendosi e lanciandosi l'un l'altra riflessi iridati.

Enrico dette una gomitata nel fianco del suo aiutante: Betty era uscita dalla Centrale. La videro salire su un hovertaxi, che si avviò lentamente. Enrico toccò il sensore dell' avvio, ed anche il loro veicolo si mosse.

Blake aveva sempre meno cognizione di dove si trovava, preso com'era a scrutare le note e le parole che sentiva sgorgare dal profondo di se', come acqua limpida da una sorgente in mezzo a rocce aride.

Il taxi si fermò in una zona periferica; Betty ne scese ed entrò in un basso edificio industriale, dall'aria piuttosto cadente e circondato da sterpaglie. Enrico consultò la guida elettronica di Florentia VII, e scoprì che si trattava di un vecchio centro governativo di ingegneria genetica. Alcuni anni prima l'esplosione di un clone difettoso aveva causato la morte di un bioingegnere. La magistratura aveva fatto chiudere il centro ed avviato un'inchiesta; ma la procedura si era persa nel nulla, ed il laboratorio non aveva più riaperto. Però ora, là dentro, stava succedendo qualcosa.

Parcheggiarono a distanza di sicurezza per non essere scorti, e si avvicinarono cautamente.

Non c'erano finestre da cui sbirciare, ed entrare avrebbe potuto essere rischioso. La cosa migliore che potevano fare era aspettare che Betty uscisse, sperando di rintracciare, nel suo comportamento, qualche gesto che potesse essere utile alla loro indagine, e soprattutto chiarisse con chi avevano a che fare. Si nascosero dietro alcuni cespugli, in prossimità del portone.

Betty uscì mezz'ora dopo. Era abbracciata ad André Blanche. Enrico riconobbe subito il clone, pur avendolo visto solo in fotografia.

- Hai visto, Blake? - disse piano. Non ottenne risposta. Si voltò; il suo aiutante stava piangendo come un bambino.

Era finalmente riuscito a discernere interamente il canto che, dentro di lui, un immenso coro celeste stava intonando. E all'improvviso seppe che quel canto lo aveva composto lui stesso, secoli e secoli prima, intorno all'anno 1800 dell'Era degli Adoratori della Croce.

"There is a smile of Love, and there is a smile of Deceit; And there is a smile of smiles in witch these two smiles meet. And there is a frown of Hate, and there is a frown of Disdain; and there is a frown of frowns witch you strive to forget in vain, for it sticks in the heart's deep core, and it sticks in the deep backbone; and no smile that ever was smiled, but only one smile alone that betwixt the cradle and grave it only once smiled can be; but when it once is smiled there's an end to all misery."

Enrico, sempre più allibito, aveva visto Betty ed André dirigersi con sicurezza e tranquillità verso di loro, nascosti dai cespugli, come se la loro presenza lì fosse la cosa più ovvia del mondo; aveva visto Betty chinarsi sul suo aiutante piangente, aiutarlo ad alzarsi, baciarlo lievemente su una guancia; aveva sentito la sua mano stretta da quella di André, e la voce di André chiedergli come stava e a che punto fossero le indagini; lui gli aveva risposto con poche parole confuse. Si era poi trovato a guidare il suo veicolo, insieme a loro, verso il centro di Florentia VII.

Ora erano nella saletta posteriore di un piccolo bar del centro; oltre a loro nel locale non c'era nessuno. La tempesta di emozioni che si era scatenata in Blake poco prima si era ora trasformata in una tranquillità silenziosa. Enrico invece era sempre imbarazzato, e la sua mente un unico oceano di domande. Davanti a loro, Betty ed André li guardavano, sorridendo divertiti della situazione. Fu Betty la prima a parlare.

- Enrico... penso che tu abbia diritto a delle spiegazioni. - Lui annuì meccanicamente; con i suoi occhi della mente riusciva a penetrare in Betty, a visualizzare gli stessi sereni paesaggi dello spirito che aveva già scorto giorni prima, ma nulla gli permetteva di trovare le risposte che cercava: soprattutto chi fosse lei realmente, e come facesse a sapere che loro l'avevano seguita, e perchè...

- Tu sai chi era il Cleanser? - chiese Betty. Lui frugò rapidamente nel database dei suoi ricordi liceali: - Sì... più o meno... - Fu l'uomo che seppe distruggere HEGEL, e l'ordine mondiale che aveva costituito, e che riportò gli uomini alla consapevolezza, strappandoli al paradiso artificiale in cui essi stessi si erano costretti, rinunciando al dominio della propria ragione... - Certo, adesso ricordo bene. Il suo vero nome era Morishei Lessing, vero? - No, Takeshi Wieland - rispose Betty, cercando di non far pesare troppo l'errore al suo interlocutore. - Ma quello che forse tu, come quasi tutti del resto, non hai mai saputo è che cosa successe dopo la sua vittoria sull'Intelligenza Artificiale...

In quel tempo, la considerazione di cui Wieland godeva era grandissima. Gli Uomini volevano affidargli il governo della loro Nazione. Ma lui non accettò.

L'Era degli Adoratori della Croce ormai volgeva al termine, per lasciare spazio all'Era degli Adoratori della Sedia Elettrica. Il Cleanser lo aveva capito. Lui sapeva che una comunità che sceglieva strumenti di morte come simboli della propria religione non avrebbe mai potuto avere pace.

Nonostante la sua straordinaria vittoria, Wieland era infatti un uomo profondamente pacifico. Lo stesso virus da lui creato, che aveva prodotto la fine della Gestalt Squad e di HEGEL, non doveva necessariamente essere uno strumento distruttivo; esso aumentava solo l'intensità dei segnali in circolazione sul sistema.

Allora c'era una guerra. I segnali che si muovevano nella Gestalt erano segnali di dolore, di morte, di annientamento. Furono essi ad annientarla, ingigantiti e resi incontrollabili dal virus. Ma tu immagini a quali risultati avrebbe potuto portare lo stesso virus, se in rete avessero viaggiato messaggi di bellezza e di pace?

Enrico strinse le labbra per non pronunciare una risposta sarcastica. A quel tipo di sogni non aveva mai creduto troppo. Sul viso di Blake si disegnò invece un sorriso estatico.

- Il Cleanser decise di vivere il resto della sua vita nella meditazione solitaria, nutrendosi dei prodotti della terra. Prese con sè poche cose - la sua akama, il suo boken, il suo PC portatile a batterie solari - e si diresse verso nord, verso le montagne.

Si inoltrò in una valle stretta, che gli avevano descritto come completamente disabitata, dove pensava sarebbe riuscito a trovare i paesaggi adatti ad organizzare il suo futuro. Camminò per sette giorni tra boschi e prati completamente deserti, fermandosi di notte a dormire addossato a ruderi abbandonati di antichi casolari in pietra. Ma quale fu la sua sorpresa quando, la mattina dell'ottavo giorno, vide improvvisamente delle case di legno, ben tenute, circondate da animali al pascolo.

La gioia che provò nel sentire campanacci e voci di bambini, e nel vedere il fumo uscire dai camini gli fece dimenticare di colpo il suo desiderio di solitudine. Scorse una donna che lavava dei panni in un ruscello; le si avvicinò cauto, avendo cura di non spaventarla.

Lei sentì i suoi passi, si voltò, e gli rivolse alcune parole in una lingua strana, che lui non conosceva. Ma in esse non c'era ostilità.

Più tardi Wieland seppe che quella comunità, per sfuggire ad una sanguinosa persecuzione religiosa, aveva attraversato i Grandi Ghiacciai del Nord intorno all'anno 1200 dell'Era degli Adoratori della Croce, fermandosi nelle parti superiori di quelle valli. Aveva convissuto in pace con gli abitanti che vivevano da sempre più in basso, finché questi non si erano allontanati per andare a lavorare negli opifici della Grande Pianura, senza più fare ritorno. Loro, invece, erano rimasti. Avevano qualcosa, nel sangue e nella volontà, che rendeva loro senza senso l'idea di vivere al di sotto dei 2000 metri.

Wieland visse molti anni insieme a loro, praticando le sue arti e la sua meditazione, ed insegnandole a chiunque volesse impararle. Ma nessuno lo trattò mai come un Maestro, un essere diverso, sebbene superiore; e lui disse che non aveva mai ricevuto insegnamento più grande.

Poi, nonostante all'epoca avesse già superato i cinquant'anni, sposò una ragazza ed insieme ebbero sedici figli, tutti sani e robusti. Quando infine giunse al centotrentunesimo anno, il suo corpo, sazio di vita, si addormentò per sempre.

Betty tacque. Qualche secondo dopo, Enrico ruppe il silenzio. - E' una storia molto bella, devo dartene atto. Ma cosa c'entra? - - C'entra - rispose Betty. - Wieland era arrivato ad un grado di consapevolezza spirituale elevatissimo; ogni giorno, seguendo un rituale ben determinato, portava al pascolo gli animali ricevuti in dote, lavorava all'alpeggio e si dedicava all'arte della meditazione, agli esercizi marziali per lo sviluppo del Ki, alla ricerca delle verità ultime, esplorando col suo PC i linguaggi di programmazione più estremi, almeno finchè non riuscì a farne a meno e a costruire i suoi sistemi metafisici direttamente con l'immaginazione. Ma era pronto ad abbandonare qualsiasi rituale e qualsiasi meditazione, quando si presentava l'occasione di giocare con uno dei suoi figli, o di offrire un bacio, un gesto di attenzione o di tenerezza a sua moglie.

Il suo desiderio era che la consapevolezza a cui era giunto non si perdesse con la sua fine terrena. Insegnò molto alle persone che gli stavano vicino, è vero, ma desiderò realizzare qualcosa di più efficace. E fu allora che, adattando opportunamente un motivatore che aveva portato con se', creò il Dono -.

Betty sollevò il maglione, ed offrì allo sguardo dei presenti l'oggetto che Blake aveva scorto con il binocolo a microraggi: era una piccola placca dorata, di forma romboidale, incastonata nella sua pelle sotto il seno destro. Portava inciso il disegno stilizzato di un uomo, racchiuso tra gli apici di una falce di luna.

- Ecco. Questo è il Dono che è inscritto nel codice genetico di ogni discendente del Cleanser, e che spettò anche ai suoi discepoli migliori. Si tratta di un motivatore, come voi sapete; ma la sua funzione è molto diversa rispetto a quelli di cui era dotata la Gestalt Squad. Quelli trasformavano un insieme di individui in un solo superindividuo, privando ciascuno di loro della propria personalità mentale ed emozionale... il Dono, invece, permette di intuire cose che alla ragione ed al senso comune rimangono oscure, potenziando la consapevolezza individuale e il suo rispecchiamento nel mondo. E' grazie ad esso che ho intuito le vostre intenzioni ed ho previsto le vostre azioni, senza bisogno di alcun mezzo artificiale o potere extrasensoriale.

- Ma... questa consapevolezza di cui parli non mi pare si sia manifestata, prima d'oggi; sei stata sorpresa e coinvolta passivamente in una serie di omicidi, tra cui quello di tuo marito...- - Hai ragione. Infatti questo è il segno più evidente della grandissima saggezza del Cleanser. Vedi, tu stai pensando che il Dono sia una specie di strumento di onnipotenza, una macchina che trasforma automaticamente le persone in semidei, e stai perfino cominciando ad invidiarmelo. Ti sbagli; non è così che fuziona.

Wieland si era reso conto che offrire ad una persona - fosse anche un suo discendente, o un suo discepolo - un artificio per raggiungere istantaneamente ciò a cui lui era arrivato in decenni di studio e di meditazione, sarebbe stato estremamente pericoloso; chi l'avesse ricevuto avrebbe rischiato di non saperlo controllare, danneggiando se' stesso e gli altri, o facendone un mezzo di potere.

Questo oggetto fa parte del mio corpo fin dal giorno della mia prima nascita; la sua unica funzione è quella di ricordarmi che io posso arrivare alle scoperte di Wieland, poiché lui ed altri poterono prima di me. Ma il cammino per arrivarci tocca a me scoprirlo, con la pazienza, l'esercizio. l'attenzione. Nessuno, mai, me lo potrà rivelare.

Anche se io sono una discendente di Wieland, non è che questo cammino sia per me più facile che per qualsiasi altro essere umano. Spesso la strada si perde; a volte ti chiedi se tutto non sia solo un'illusione, un vago sogno crudele... e allora anche la consapevolezza, che avevi faticosamente costruito fino a quel giorno, si oscura.

Ma qualcosa può improvvisamente illuminarti: ad esempio la scoperta che tuo marito, che pensavi scomparso già da tempo, è vivo, e vederlo morire di nuovo sotto i tuoi occhi, e sentire nella notte, mentre giaci disperata nel tuo letto, che sta tornando a vivere, ti dà l'energia per ritrovarti, per continuare. E questa consapevolezza - disse, guardando Blake - può anche rispecchiarsi all'esterno di te, e risvegliare chi chiede di essere risvegliato...

- Cos'era quella musica, Betty? - chiese Blake. Enrico si convinse una volta di più che il suo aiutante era andato via con la testa; lui non aveva sentito nessuna musica. - Tanti anni fa, prima che cominciasse l'Era degli Adoratori della Croce, vissero dei Maestri molto saggi. Essi insegnarono agli uomini il principio della Reincarnazione, secondo cui lo spirito di una persona che muore trasmigra nel corpo di una persona che nasce. Io non so se le cose vadano proprio così. Però è possibile che tu porti dentro di te qualcosa di quell'antico poeta, oltre al suo nome, e che io ti abbia aiutato ad illuminare questo ricordo... Ma ora basta parlare. E' ora che andiamo, restare qui ancora potrebbe essere rischioso.

Enrico aveva altre domande da fare, soprattutto ad André Blanche, ma non si oppose alla decisione di Betty. E quando seppero che il bar in cui avevano trascorso il pomeriggio era saltato in aria, loro erano già lontani.